Racconto autobiografico by Eugenio Scalfari

autore:Eugenio Scalfari [Scalfari, Eugenio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biography & Autobiography, General
ISBN: 9788858413128
Google: DeAhAwAAQBAJ
editore: Giulio Einaudi Editore
pubblicato: 2014-03-31T22:00:00+00:00

Nei cinque anni della mia direzione (1963-68) «L’Espresso» si avvicinò sempre piú alla sinistra democratica della quale i socialisti erano allora la parte piú consistente. Proprio nel ’63 si era formato il primo governo di centrosinistra con Pietro Nenni vicepresidente del Consiglio. Antonio Giolitti, che apparteneva alla sinistra lombardiana, aveva assunto il ruolo di ministro della Programmazione economica, con Giorgio Ruffolo alla direzione generale. Riccardo Lombardi era direttore dell’«Avanti!» e a lui Nenni aveva delegato il compito di preparare le grandi riforme che il Psi aveva in animo di attuare. La nazionalizzazione dell’industria elettrica era stata l’inizio, ma nel carniere dei socialisti c’era anche la riforma dei suoli urbani, la nominatività dei titoli e l’abolizione del segreto bancario.

Noi eravamo molto vicini a quel tipo di riformismo; in un certo senso l’avevamo già anticipato nei convegni degli «Amici del Mondo» nei quali Lombardi e Giolitti – insieme a Ugo La Malfa – erano i nostri principali interlocutori politici. La nostra vicinanza al Partito socialista aveva però provocato, fin dal ’62, la rottura tra me e Pannunzio e, di conseguenza, la dissoluzione del Partito radicale. Sentivo perciò la necessità di compensare lo spostamento di linea politica verso sinistra in modo da mantenere quella trasversalità del nostro pubblico che era stata fin dall’inizio la caratteristica editoriale dell’«Espresso».

A questa trasversalità provvide la mia amicizia con Guido Carli e la vicinanza con la Banca d’Italia di cui lui era governatore. Un’amicizia che era diventata con gli anni talmente intensa da dar luogo a un fenomeno mediatico del tutto insolito, senza precedenti e senza epigoni: «L’Espresso» cominciò a pubblicare articoli di politica economica firmati Bancor, pseudonimo che ne celava l’autore.

Bancor era stato il nome dato da Keynes alla moneta che, nella proposta da lui fatta durante le discussioni di Bretton Woods verso la fine della guerra che avevano come tema la riforma del sistema monetario internazionale, avrebbe dovuto sostituire il dollaro.

In realtà lo pseudonimo celava due nomi: Carli e io ci incontravamo nel suo studio a via Nazionale (alla parete alle sue spalle era affisso un bellissimo San Sebastiano trafitto dalle frecce dei suoi torturatori) e parlavamo a lungo della situazione economica; poi io scrivevo l’articolo e lo pubblicavo senza che lui lo rileggesse. La mattina in cui «L’Espresso» arrivava nelle edicole (il giovedí) gli telefonavo per accertarmi che quanto da me redatto fosse di suo gradimento. Scrissi una ventina di articoli firmati Bancor e furono tutti da lui approvati. Poi li raccogliemmo in un volume che ebbe un buon successo, ma ormai tutti quelli del mestiere sapevano che dietro Bancor c’era anche lui.

Proprio per questo la linea dell’«Espresso» fu battezzata Carli-Lombardi. Tra quei due c’era un rapporto di stima reciproca ma di netta diversità: un liberale classico e un socialista altrettanto impegnato. «L’Espresso» fu il terreno di confronto tra quelle due posizioni e questo fu il ruolo che avemmo in quegli anni di intensa lotta politica.

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